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Val Verdés (Val di Non) - pag.2

 
Val Verdés  
 
Speyeria aglaja  
 
Strangalia maculata  
 
Località "Piazza"  
Raggiunto il centro di Tavón ci si inerpica verso destra in direzione S.Romedio, Hotel Pineta, Hotel Agostini. Poco dopo il maneggio (altri tafani, mortacci loro!), la stradella diventa sterrata e poco dopo si gira a destra, sempre in direzione del santuario di San Romedio, in ripida, divertente, discesa. In fondo alla valle (m.772 km km 7,1) c'è la possibilità di proseguire per circa un km e raggiungere il santuario, che già conosco e nella direzione del quale vedo diretta un bel po' di gente, quindi per questa volta passo. Si prosegue quindi dritti seguendo le indicazioni per l'incontaminata Val Verdés, area protetta per la presenza di vasti boschi di abete bianco, in regressione in gran parte delle Alpi.

Infilata la forestale, al primo bivio destra o sinistra? Il cuore dice a sinistra.. dopo 20 metri inizia a rampegare ripida e non ci quadra. Torniamo indietro e infatti su un albero il segnale bianco/rosso indica a destra. Vabbe' :D non siamo nuovi qui in val Verdés a queste performances: un paio di anni fa sbagliando clamorosamente ci siamo fatti almeno 300 metri di inutile dislivello trascinando le bici su per gli sgrebeni, seguendo Guido La Guida che era certissimo della direzione, sfiancando il povero Andrea che alzò bandiera bianca.

Si pedala quindi avanti sul fondo della valle, sempre nel bosco, prima sulla sinistra orografica del torrente, per un lungo tratto asciutto, poi sulla destra, con tratti comodi e pedalabili ed altri piuttosto ripidi e tecnici che richiedono rapporti agili (leggesi fondo impossibile e salita a spinta).

Panorama assente, ma una marea di fiori, di insetti e centinaia! di farfalle.

A km 11.75 (m.1010 s.l.m., 570 dislivello totale), località Molini, ignorare la diramazione di sinistra, continuare sulla forestale che gira decisamente a destra passando su un ponte e riportarsi sulla sinistra orografica del Rio Verdés. Nell'alveo del rio, a monte del ponte, si intravvedono, coperti dalla vegetazione, i resti del mulino che dà il nome alla località. Un capitello in legno abbastanza bruttarello ricorda un religioso nato prorpio qui.

Mezzo chilometro oltre, ad un crocevia (località Piazza), all'altezza di una fontana fresca e gradevolissima (km. 12,1, m.1.060, m.600 dislivello totale), continuare a destra sulla forestale (attenzione, aperta al traffico!), in leggera salita e con fondo ottimo.

2 comodi chilometri di leggera salita ci portano alla "Baita 7 Larici" (km 14, m.1.170, m.710 dislivello totale) che tutto è meno che una baita. Famigliole in mutande che giocano a freesbee e nonne con le vene varicose che girano le bistecche sulla griglia, nel prato davanti alla "baita"; mammine in tiro con scarpe da giullare e tacchi vertiginosi al pari della scollatura, sculettano fra i tavoli del ristorante; neonati giustamente urlanti come sirene, macchine parcheggiate in terza fila, cagnetti, radio e tutto il campionario. Siamo nella civiltà. Se finora non abbiamo incontrato che 4 cavalli e 1 ciclista, ora ci riportiamo in pareggio.

Comunque parrebbe ora di birra e di mettere qualcosa sotto i denti e prendiamo posto su una panca all'esterno del ristorante. Aspetta aspetta aspetta, nessuno ci degna di uno sguardo, tutti impegnatissimi a servire i clienti seduti a tavola all'interno della veranda. Placcata una cameriera chiediamo 2 birre e se possiamo mangiare qualcosa. Le birre arrivano e insieme a loro la padrona: "avete prenotato?" ringhia. Uh? prenotato? per mangiare un tozzo di pane sulle panche all'esterno? Boh. Comunque la birra c'e' e io sono gia' quasi in pace col mondo intero.

 

 
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