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Lago Cece (Lagorai - Val di Fassa - TN) - pag.2

 
Baita Sandrina  
 
Lago Cece  
 
Il bivacco  
La forestale continua a salire con pendenza piuttosto moderata e fondo ottimo e si pedala piacevolmente sempre nel fitto del bosco in quasi totale silenzio e solitudine. Ogni tanto spunta qualche fungaiolo temerario che si è allontanato dall'auto di più di 100 metri.

A km 11,41 incontriamo alla nostra destra un sentiero che sale, abbastanza ripido e stretto, in direzione del lago Cece (segnavia 342). Mano alla cartina, non è il nostro. La forestale continua ancora un po' e quindi dovremmo trovare un altro sentiero, più breve e, pare, meno ripido. A km. 11,81, all'altezza di un curvone, un segnale indica, a sinistra, la direzione per il Bait de Stuet: un sentierino stretto e accidentato. Di qui dovremmo scendere,come suggerisce una relazione trovata in rete, tornando dal lago Cece per non rifare la strada appena percorsa. Se non diluvia, che pare sia ben intenzionato. Poco più di mezzo chilometro più avanti, sorpresa! la forestale termina su un sentiero liscio, poco pendente, pavimentato di fresco! Una selva di cartelli avvisa che è un "percorso per diversamente abili", percorribile anche in carrozzina: "Questo sentiero nasce dalla volontà di consentire a ogni persona con diversa abilità di avvicinarsi alle bellezze della natura. Perché ciò sia possibile il sentiero per il lago Cece deve essere mantenuto in condizioni ottimali di percorribilità. Si chiede ai possibili fruitori di evitare di percorrerlo a cavallo o in mountain bike e si ricorda che il transito è vietato a qualsiasi tipo di motociclo". Firmato: la Magnifica Comunità di Fiemme. Non so quanto questa sia davvero una cosa utile o un esercizio di demagogia, se dietro questa singola iniziativa ci sia anche una seria politica di abbattimento delle barriere architettoniche, una gestione degli orari flessibile, fattivo supporto a chi ha serie difficoltà, aiuto alle famiglie, ma per rispetto smontiamo di sella e spingiamo le bici per il chilometro che manca al lago (km 13,43, m. 1857 s.l.m., m.
837 dislivello totale).

Il posto è molto bello, il lago è circondato da un'incredibile gamma di verdi: quello scuro del bosco, quello brillante dei prati, il verde tenero e chiaro del canneto e li riflette prendendone il colore; forse un po' chiuso rispetto ai monti circostanti, ma comunque affascinante. Un tavolone in legno invita alla merenda e un piccolo, bel bivacco in legno, nuovo e ben tenuto, suggerisce la possibilità di passarci la notte. Dispone di un soppalco con 2 posti letto senza materassi, cucina a legna, una modestissima attrezzatura per cucinare, qualche barattolo di sale, zucchero e caffè, caffettiera e poco altro. Ha l'aspetto pulito e accogliente. Qui e qui due immagini dell'interno.

Il tempo uggioso non invita a stravaccarsi sul prato a prendere il sole: fatta una rapida merenda, quando iniziano a spuntare dal sentiero i primi escursionisti provenienti da Valmaggiore, compresi i due, con buona ragione, orgogliosissimi romagnoli in Superga, voltiamo i tacchi e iniziamo a scendere.


Tornati al bivio Bait de Stuet, c'è da decidere: rientro dal percorso dell'andata, o variante? Cioè: si rischia il sentierino? A prima vista pare stretto e accidentato... ravanata garantita. Secondo voi?

 
Aphyllophorales lignicoli  
Esatto, sentierino. Stretto e accidentato da subito, non pedalabile, si inoltra fra gli alberi senza nessun segnale da nessuna parte fra sassi, salti e radici. Bisogna avere un po' di occhio per individuare la traccia nel bosco. C'è tutto il tempo per guardarsi in giro, piluccare mirtilli, fotografare fiori e qualche scenografico fungo del legno, inciampare, sbattere gli stinchi nei pedali, trascinare la bici oltre un albero caduto...

La prima parte del sentiero è piana e piacevole, ma non dura a lungo: aggirato sulla destra un grosso masso prende a scendere a precipizio, sempre più stretto e accidentato. A tratti fatico a trattenere la bici, a rischio di finire a rotoloni. Qualche altro pazzoide deve già essere passato di qua, si vedono chiaramente nel terrreno le tracce di gran frenate. A piedi pure lui, spero! Per lo meno siamo quasi certi di non aver sbagliato strada, anche se pare piuttosto difficile: non mi pare ci siano altre possibilità. Finalmente in un modo nell'altro arrivo alla fine della discesa, incasinata ma piuttosto breve. E lì in fondo, inchiodata su un palo, una freccia artisticamente scolpita nel legno, grande almeno un metro (non perdetevela!), che indica il lago Cece nella direzione dalla quale proveniamo. Insomma siamo giusti.

Il sentiero riprende a salire, e riguadagnamo a spinta tutto il dislivello perso ravanando poco prima, poi scende di nuovo per qualche metro e termina su una strada forestale che sulla cartina pare diretta nel nulla e, a vedere l'altezza dell'erba, mai usata (km 15,71). Una ravanata breve e, tutto sommato, molto divertente.

La prima parte in semipiano...

La seconda parte giù per gli sgrebeni


 
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